top of page

Guerra commerciale USA-Cina: escalation continua e rischi sistemici


Immagine di una tensione economica tra usa e cina

Negli ultimi anni, la guerra commerciale USA-Cina è diventata il simbolo di un nuovo ordine globale in crisi. Dalle promesse di cooperazione al clima di sospetto e scontro sistemico, Washington e Pechino sembrano bloccate in una spirale senza fine. Tra dazi elevatissimi, strategie di decoupling e tensioni finanziarie, gli equilibri economici internazionali rischiano un collasso senza precedenti. In questo articolo analizziamo l'evoluzione del conflitto, le sue implicazioni strutturali e gli scenari futuri.


Dalla cooperazione alla contrapposizione: una relazione degenerata.

La relazione tra USA e Cina ha subito una mutazione profonda: da partner commerciali a rivali strategici. Se l’ingresso della Cina nel WTO nel 2001 fu accolto con ottimismo da Bill Clinton, la situazione è rapidamente degenerata.


  • George W. Bush e Barack Obama cercarono di frenare il dumping cinese con dazi selettivi.

  • Ma è con Donald Trump che si registra la vera rottura: l’introduzione di dazi fino al 145% su alcuni beni cinesi sancisce una strategia apertamente ostile, volta a isolare Pechino e a coalizzare gli alleati occidentali.

  • L’approccio di Joe Biden, pur più diplomatico, non cambia la sostanza: con la strategia dello “small yard, high fence” si tenta di bloccare l’accesso cinese a tecnologie sensibili, soprattutto in ambito militare e digitale.


Nel frattempo, la Cina risponde con toni sempre più duri, e Xi Jinping promette una “lotta fino alla fine”.


Decoupling economico: una separazione lenta ma costante.

Uno degli effetti più visibili della guerra commerciale è il decoupling economico tra le due superpotenze. Gli scambi non si sono fermati, ma si sono visibilmente ridotti, e i legami si stanno progressivamente sfilacciando.

  • Le aziende USA iconiche come Apple, Tesla e Starbucks stanno riducendo la loro dipendenza dal mercato cinese.

  • Gli investimenti incrociati calano: oggi ci sono meno acquisizioni, meno joint venture, meno capitali cinesi in America.

  • Sul piano accademico, il dato è simbolico: solo 469 studenti statunitensi oggi studiano in Cina, un minimo storico.


In parallelo, gli USA cercano nuove alleanze economiche nel Pacifico e in India, mentre la Cina sposta la sua influenza verso i paesi della Nuova Via della Seta.


Il nodo dei Treasury Bonds: arma finanziaria o boomerang?

Una delle minacce più spesso evocate è quella di un uso politico delle riserve in titoli di Stato americani da parte della Cina, che ne detiene circa 1.000 miliardi di dollari. In uno scenario estremo, Pechino potrebbe “vendere tutto” per indebolire l’economia americana.


Ma la realtà è più complessa:

  • Una vendita massiccia di Treasury provocherebbe il crollo del loro valore, danneggiando la stessa Cina.

  • Inoltre, diminuirebbe la capacità della Banca Popolare Cinese di stabilizzare lo yuan, elemento fondamentale per il commercio internazionale.


In altre parole: è un gioco pericoloso, dove nessuno vuole davvero premere il “bottone rosso”.


Due modelli economici speculari e incompatibili

Il conflitto tra USA e Cina riflette anche divergenze strutturali profonde nei rispettivi modelli economici:

  • Gli USA sono un’economia trainata dai consumi interni e da un sistema finanziario iper-dinamico, ma afflitta da deficit cronici.

  • La Cina, al contrario, è un’economia orientata all’export, con un’enorme capacità produttiva ma una domanda interna ancora debole.


Xi Jinping ha promosso il concetto di “dual circulation”: stimolare i consumi interni per ridurre la dipendenza dall’export. Tuttavia, la fiducia dei consumatori cinesi resta bassa, complice la crisi immobiliare e l’incertezza macroeconomica.


Conclusione: uno stallo globale a rischio di esplosione

La guerra commerciale USA-Cina è molto più di uno scontro di dazi. È il riflesso di una rivalità ideologica, strategica e sistemica. Nessuna delle due potenze può permettersi un'escalation totale, ma allo stesso tempo nessuna vuole apparire debole.


I mercati finanziari, al momento, sembrano scommettere su un compromesso. Ma la storia insegna che una volta imposti, i dazi non vengono facilmente rimossi. Anche un nuovo accordo sarebbe accolto con scetticismo: il patto del 2020 non ha retto, e la fiducia reciproca è ai minimi.


La verità è che ci troviamo in una fase intermedia di grande fragilità geopolitica. Le strutture economiche globali sono interdipendenti, ma i governi sembrano sempre più orientati alla disconnessione. In questo scenario, l’unico elemento certo è l’incertezza. E la fine della guerra commerciale appare ancora lontana.



Comentarios


©2023 by RaisingStar

bottom of page