Dazi USA Cina: nuove tensioni e le sfide per chi esporta davvero.
- Davide Mitscheunig

- 3 giu
- Tempo di lettura: 3 min

La notizia è ancora calda: la Casa Bianca preannuncia un contatto diretto tra Trump e Xi Jinping, mentre le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina si riaccendono su scala globale. Oltre la diplomazia, ciò che conta davvero è ciò che sta già accadendo: nuove barriere in arrivo, filiere produttive sotto pressione e una crescente instabilità sui mercati chiave. È il momento, per chi guida un’impresa, di guardare il quadro per intero.
La geopolitica torna al centro del business.
Il 2025 conferma un trend che molti avevano sottovalutato: l’economia globale non è più solo una questione di domanda e offerta, ma una partita politica a tutti gli effetti. Le tensioni tra Washington e Pechino si sono riaccese su più fronti: dai divieti tecnologici alle restrizioni sui visti, fino alla possibile fine della tregua sui dazi, USA Cina, prevista per agosto.
Le dichiarazioni provenienti da Bloomberg parlano chiaro: se non verrà siglato un nuovo accordo, potrebbero tornare in vigore tariffe su centinaia di miliardi di dollari di beni. Non è teoria: è un rischio imminente.
Il cortocircuito delle catene di fornitura globali.
Un caso su tutti: Ford ha temporaneamente chiuso una fabbrica per mancanza di materie prime critiche, spesso controllate da aziende cinesi o da partner africani legati a Pechino. È un segnale che non possiamo ignorare.
La filiera globale, così come l’abbiamo conosciuta, sta mostrando tutte le sue fragilità. Chi dipende da forniture strategiche o da mercati fortemente esposti a tensioni geopolitiche deve iniziare a ricalcolare la rotta.
Non è solo una questione di approvvigionamento: è un problema di continuità operativa. Quanto costa un blocco di produzione non previsto? E quanto vale, oggi, una strategia antifragile?
Esportare oggi significa scegliere anche dove produrre.
Per le imprese italiane, soprattutto nel manifatturiero, nella meccanica e nell’agroalimentare, questo è il momento di farsi domande nuove.
• Quali mercati sono più resilienti nel medio termine?
• Dove posso spostare parte delle forniture, o aprire un presidio operativo?
• Come posso differenziare clienti e partner per non essere ostaggio di una sola area geopolitica?
Il Middle East, l’Africa anglofona, il Regno Unito post-Brexit stanno attirando sempre più investitori europei in cerca di stabilità, accesso a nuovi mercati e sistemi normativi chiari.
Una nuova postura imprenditoriale: visione e posizionamento.
Davanti a uno scenario sempre più instabile, la differenza non la farà chi ha più risorse, ma chi sa leggere prima i segnali e agire con lucidità.
Il tempo dell’attesa è finito: chi guida un’azienda oggi ha bisogno di acquisire nuove competenze strategiche, comprendere i meccanismi internazionali, stringere alleanze diverse. Il futuro dell’impresa non sarà deciso nelle fiere di settore, ma nelle scelte strutturali su dove posizionarsi, con chi collaborare, e come costruire un ecosistema più solido attorno al proprio brand. La visione non è più un lusso, è una necessità.
Ultima riflessione.
Le cronache economiche ci raccontano ogni giorno di tensioni, rallentamenti, ostacoli, ma la verità più profonda è un’altra: siamo dentro un cambio d’epoca. I modelli di business basati sull’inerzia del “così abbiamo sempre fatto” non reggono più.
Oggi, la vera forza è la capacità di trasformare l’incertezza in traiettoria. Di accettare che la stabilità non va cercata fuori, ma costruita con consapevolezza.
Nel metodo ExPand parliamo spesso di equilibrio strategico tra dentro e fuori, tra visione interna e lettura del mondo.
Ecco la vera sfida che ti lasciamo: sei pronto a rivedere le tue mappe prima che siano i mercati a farlo per te?


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