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Trump (dazi 2025), Cina e il nuovo disordine commerciale: leggere il futuro prima degli altri


mappa del mondo come un puzzle con USA vs CINA

Mentre la politica si affanna sui titoli di giornata, le mosse che stanno ridisegnando l'ordine economico mondiale si svolgono a un livello più profondo.

La recente serie di dichiarazioni e iniziative di Donald Trump, unite alle reazioni immediate della Cina, non rappresentano soltanto l'ennesimo capitolo di una guerra commerciale. Segnalano piuttosto un cambio di paradigma: la ridefinizione delle alleanze economiche, la nascita di nuove sfere di influenza, e un progressivo superamento degli equilibri costruiti negli ultimi trent'anni.

Per chi si occupa di internazionalizzazione, strategia d'impresa e sviluppo globale, questi segnali meritano di essere letti con attenzione, al di là delle simpatie o delle posizioni politiche.


Trump e il ritorno all’accordo bilaterale.

Con il suo invito esplicito a "costruire in America" e con oltre quindici offerte commerciali pronte sul tavolo, Trump sta spingendo per un approccio bilaterale aggressivo.

Il messaggio è chiaro:abbandonare il multilateralismo tradizionale in favore di accordi diretti tra Washington e i singoli Paesi.Un cambio di passo che impone ai partner di scegliere: adattarsi a nuove condizioni, oppure rischiare di essere marginalizzati in un sistema commerciale frammentato.

Trump con i dazi 2025 ha la scusa sotto la quale cela una strategia ben più profonda. Questa strategia si basa su un’idea di fondo:gli Stati Uniti, forti della loro autosufficienza energetica e alimentare, possono permettersi di negoziare da una posizione di forza rispetto a economie più dipendenti dalle reti globali.


La risposta cinese e il tentativo di dividere l’Europa.

Dall'altra parte, la Cina non rimane ferma.Minaccia ritorsioni, ma soprattutto tenta di offrire condizioni più vantaggiose a specifici Paesi europei, nella speranza di spezzare l’asse transatlantico e isolare l’America.

La logica cinese è chiara:

  • Premiare chi si distanzia dagli USA.

  • Rafforzare legami diretti con i mercati europei.

  • Creare una nuova area di influenza commerciale che bypassi Washington.

Questa dinamica renderà sempre più difficile per le imprese europee — e italiane — mantenere una posizione neutrale:verranno richieste scelte strategiche nette.


Cosa significa per chi fa impresa oggi.

In questo scenario, restare immobili è la scelta più pericolosa.

Chi si occupa di internazionalizzazione non può più ragionare in termini di "vecchi mercati consolidati" o "destinazioni sicure".Bisogna ripensare la geografia delle opportunità, con logiche più fluide, più pragmatiche, più veloci.

Tre implicazioni chiave:

  • Diversificare: Non esisterà più un unico asse privilegiato. Sarà fondamentale costruire più ponti, in più direzioni.

  • Coltivare relazioni bilaterali solide: Non basterà affidarsi ai framework istituzionali. Bisognerà investire nella costruzione di rapporti diretti, affidabili e resilienti.

  • Adattare l'offerta: Ogni mercato andrà approcciato con prodotti, servizi e storytelling capaci di inserirsi in dinamiche locali sempre più differenziate.

La nuova era premia chi sa negoziare su più tavoli contemporaneamente, senza rimanere prigioniero di schemi rigidi o nostalgie del passato.


Conclusione

Il commercio internazionale sta entrando in una fase di frammentazione controllata.Chi saprà leggere i segnali deboli prima degli altri e adattare la propria strategia senza preconcetti non subirà il cambiamento: lo guiderà.

In un mondo che si polarizza e si riallinea su nuove direttrici,la visione imprenditoriale smette di essere una semplice qualità.Diventa una necessità vitale.

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