Trump (dazi 2025), Cina e il nuovo disordine commerciale: leggere il futuro prima degli altri
- Davide Mitscheunig
- 22 apr
- Tempo di lettura: 2 min

Mentre la politica si affanna sui titoli di giornata, le mosse che stanno ridisegnando l'ordine economico mondiale si svolgono a un livello più profondo.
La recente serie di dichiarazioni e iniziative di Donald Trump, unite alle reazioni immediate della Cina, non rappresentano soltanto l'ennesimo capitolo di una guerra commerciale. Segnalano piuttosto un cambio di paradigma: la ridefinizione delle alleanze economiche, la nascita di nuove sfere di influenza, e un progressivo superamento degli equilibri costruiti negli ultimi trent'anni.
Per chi si occupa di internazionalizzazione, strategia d'impresa e sviluppo globale, questi segnali meritano di essere letti con attenzione, al di là delle simpatie o delle posizioni politiche.
Trump e il ritorno all’accordo bilaterale.
Con il suo invito esplicito a "costruire in America" e con oltre quindici offerte commerciali pronte sul tavolo, Trump sta spingendo per un approccio bilaterale aggressivo.
Il messaggio è chiaro:abbandonare il multilateralismo tradizionale in favore di accordi diretti tra Washington e i singoli Paesi.Un cambio di passo che impone ai partner di scegliere: adattarsi a nuove condizioni, oppure rischiare di essere marginalizzati in un sistema commerciale frammentato.
Trump con i dazi 2025 ha la scusa sotto la quale cela una strategia ben più profonda. Questa strategia si basa su un’idea di fondo:gli Stati Uniti, forti della loro autosufficienza energetica e alimentare, possono permettersi di negoziare da una posizione di forza rispetto a economie più dipendenti dalle reti globali.
La risposta cinese e il tentativo di dividere l’Europa.
Dall'altra parte, la Cina non rimane ferma.Minaccia ritorsioni, ma soprattutto tenta di offrire condizioni più vantaggiose a specifici Paesi europei, nella speranza di spezzare l’asse transatlantico e isolare l’America.
La logica cinese è chiara:
Premiare chi si distanzia dagli USA.
Rafforzare legami diretti con i mercati europei.
Creare una nuova area di influenza commerciale che bypassi Washington.
Questa dinamica renderà sempre più difficile per le imprese europee — e italiane — mantenere una posizione neutrale:verranno richieste scelte strategiche nette.
Cosa significa per chi fa impresa oggi.
In questo scenario, restare immobili è la scelta più pericolosa.
Chi si occupa di internazionalizzazione non può più ragionare in termini di "vecchi mercati consolidati" o "destinazioni sicure".Bisogna ripensare la geografia delle opportunità, con logiche più fluide, più pragmatiche, più veloci.
Tre implicazioni chiave:
Diversificare: Non esisterà più un unico asse privilegiato. Sarà fondamentale costruire più ponti, in più direzioni.
Coltivare relazioni bilaterali solide: Non basterà affidarsi ai framework istituzionali. Bisognerà investire nella costruzione di rapporti diretti, affidabili e resilienti.
Adattare l'offerta: Ogni mercato andrà approcciato con prodotti, servizi e storytelling capaci di inserirsi in dinamiche locali sempre più differenziate.
La nuova era premia chi sa negoziare su più tavoli contemporaneamente, senza rimanere prigioniero di schemi rigidi o nostalgie del passato.
Conclusione
Il commercio internazionale sta entrando in una fase di frammentazione controllata.Chi saprà leggere i segnali deboli prima degli altri e adattare la propria strategia senza preconcetti non subirà il cambiamento: lo guiderà.
In un mondo che si polarizza e si riallinea su nuove direttrici,la visione imprenditoriale smette di essere una semplice qualità.Diventa una necessità vitale.
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