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Trump 100 Giorni: Guerra Interna negli USA e Nuova Minaccia Commerciale per l’Europa.

In un lungo speciale di 50 minuti su Fox News, i media americani celebrano i primi 100 giorni di Trump come una campagna militare riuscita. Il confine è stato sigillato, gli arresti mostrati in TV, e un messaggio chiaro è passato: Trump non amministra, attacca.

Il reportage non è solo cronaca. È un manifesto visivo e politico: la narrazione è che Trump in 100 giorni ha fatto ciò che Biden non ha voluto o potuto fare. Ma dietro l’immagine patinata c’è molto di più. C’è una guerra interna americana. E presto, potrebbe diventare anche una guerra commerciale globale.



La retorica ha battuto la strategia.

Il dato più ripetuto? “Border crossings down 99%”. Tradotto: “Ho risolto l’immigrazione clandestina in 100 giorni.” Semplice, diretto, di forte impatto.

Vero? Non importa.

La politica estera e migratoria americana oggi funziona come un reel di Instagram: serve a creare percezione, consenso, controllo. I numeri veri, quelli delle rotte alternative, dei traffici riorganizzati, dei migranti invisibili, non fanno notizia. Quello che conta è il “prima e dopo Trump”. E il prima è disastro. Il dopo è ordine.


Il diritto è diventato un’arma politica.

Il caso della giudice arrestata per aver “aiutato un immigrato a scappare da ICE” è il punto di svolta. Trump e i suoi lo raccontano come un atto eroico di giustizia.

Ma se inizi a processare un giudice in quanto “nemico politico”, allora la giustizia diventa teatro. O peggio: vendetta.

La narrativa è binaria: se sei con me, proteggi gli americani. Se sei contro di me, proteggi stupratori, trafficanti, gang. Niente zone grigie. Ma chi conosce la complessità del sistema americano (e della realtà in generale) sa che non funziona così. O non dovrebbe.


Questa non è amministrazione. È campagna permanente.

Ogni decisione è calibrata come una mossa da prime time. Trump non governa: conquista.

I cartelli davanti alla Casa Bianca non servono per proteggere il confine, ma per conquistare la narrazione.

Ecco perché, da imprenditore, guardo a tutto questo con una domanda in mente: se ha ottenuto questi risultati (o questa percezione) in 100 giorni sull’immigrazione, cosa farà sul piano commerciale nei prossimi mesi?


Attenzione: la vera guerra sarà economica.

Io credo che il vero Trump 2.0 si vedrà sulla scacchiera globale del commercio. Tariffe, dazi, pressioni su Cina, Europa, Messico, Middle East. Gli stessi schemi di attacco. La stessa comunicazione da “decisione definitiva”. Lo stesso obiettivo: vincere, non gestire.

Chi fa export, internazionalizzazione o semplicemente business globale deve prepararsi. Non solo a nuove regole, ma a nuovi equilibri. Non solo a un nuovo presidente, ma a un nuovo paradigma.


Conclusione.

Non dobbiamo scegliere da che parte stare, ma dobbiamo aprire gli occhi. Il mondo che conoscevamo è già cambiato.

E se fai impresa, il rischio più grande non è quello di sbagliare strategia, è quello di non capire che stiamo giocando una partita diversa.

E quando uno come Trump decide di vincere, non si ferma davanti a niente.Nemmeno a un trattato internazionale.

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