Difesa europea: da costo geopolitico a leva industriale.
- Davide Mitscheunig

- 17 mag
- Tempo di lettura: 3 min

Quando la storia accelera, anche l’industria è costretta a rispondere.L’intervista al CEO di Leonardo S.p.A. ci proietta nel cuore di un cambiamento silenzioso ma determinante: l’Europa, spinta dalla guerra e dalla vulnerabilità sistemica, sta finalmente costruendo una sua strategia industriale nel settore difesa. Non si tratta solo di armi. Si parla di leadership, visione, integrazione tecnologica. E, soprattutto, di scelte che ogni imprenditore internazionale non può più permettersi di ignorare.
Il risveglio della difesa europa.
La guerra in Ucraina ha avuto un effetto collaterale strategico: ha rotto l’inerzia dell’Europa.
Con 27 eserciti frammentati, sistemi incompatibili e investimenti sottodimensionati, il vecchio continente si è scoperto inadatto a reggere gli urti del nuovo mondo multipolare.
Ora si parla di un piano europeo da 150 miliardi (più altri 600 in discussione), destinati non solo a colmare il gap militare, ma a costruire una difesa europea integrata.
Il punto non è solo la spesa: è la logica con cui si imposta il sistema. Aggregazioni industriali, joint venture transfrontaliere, investimenti in AI, cybersecurity, spazio.
È l’inizio di un’Europa industriale strategica, capace, forse per la prima volta, di pensarsi come soggetto unitario.
Oltre l’esercito: la difesa come ecosistema tecnologico.
La narrazione tradizionale lega la difesa alle armi.
Il futuro parla un’altra lingua: cloud, algoritmi, interoperabilità, supercalcolo, droni intelligenti, controllo spaziale.
La stessa Leonardo, storicamente focalizzata su aerospazio e armamenti, oggi guida joint venture come quella con Rheinmetall, puntando su veicoli digitalizzati, sinergie elettroniche e piattaforme integrate. La difesa sta diventando un ecosistema cross-settoriale dove ingegneria, IT, materiali avanzati e AI convergono.
Per l’imprenditore europeo questo rappresenta un’opportunità silenziosa e reale: partecipare alla nuova supply chain europea della sicurezza, anche da settori esterni alla difesa.
M&A strategico e la cultura del consolidamento.
La visione è chiara: creare campioni europei capaci di competere con le mega-industrie USA e cinesi, ma il CEO di Leonardo lo dice apertamente: il vero limite non è tecnico, è culturale.
Oggi fare M&A nel settore difesa significa rinunciare a quote di sovranità nazionale. E non tutti i governi sono pronti.
Nel frattempo, si avanza con strumenti più agili: joint venture, alleanze tematiche (come nello spazio o nei caccia di sesta generazione), sperimentazioni a geometria variabile.
Chi guida aziende nel manifatturiero o nella tecnologia dovrebbe osservare attentamente questi movimenti: la capacità di costruire fiducia, integrare asset e creare valore transnazionale sarà la chiave di tutte le industrie, non solo della difesa.
Leadership industriale in un mondo instabile.
La riflessione finale del CEO, da padre prima ancora che da manager, è potente: viviamo in un’economia quasi bellica, e il nostro dovere è costruire ora la resilienza di domani. Per farlo serve una nuova leadership europea, capace di accettare il rischio, sostenere la cooperazione e investire nel lungo termine. Nel contesto del metodo ExPand®, tutto questo si traduce in una domanda implicita ma fondamentale per ogni imprenditore internazionale:
“Come posso oggi integrare la mia visione locale in un progetto continentale, capace di resistere alle crisi e cavalcare le opportunità?”
Ultima riflessione.
In uno scenario globale in cui l’interdipendenza è al tempo stesso risorsa e vulnerabilità, l’Europa ha una sola possibilità per non diventare irrilevante: pensarsi come sistema.
Chi fa impresa oggi, anche lontano dalla difesa, ha il compito di leggere questi segnali e agire con lucidità.
Connettere industrie, visioni e territori non è più una scelta strategica: è una necessità storica.
Ed è proprio in questo contesto che si misura la vera internazionalizzazione: non solo portare il proprio prodotto all’estero, ma essere parte attiva della nuova architettura europea del valore.
La domanda non è se ci sarà spazio per noi, ma se sapremo occuparlo prima che lo facciano altri.


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