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Fare impresa all’estero oggi: il caso Nvidia parla anche a te.

Non sono passate neanche quarantott'ore da quando abbiamo parlato della nuova guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, e già arriva una conferma concreta che rafforza ogni parola scritta.


La notizia che Nvidia potrà riprendere, con tacito via libera della Casa Bianca, l’export dei suoi chip verso la Cina, mentre il CEO Huang è in missione diplomatica a Pechino, non è solo un segnale distensivo: è il volto vero e attuale della geopolitica economica.


La guerra commerciale si combatte sì con barriere e restrizioni, ma anche (e soprattutto) con trattative ad alto livello, leve strategiche e compromessi nascosti. E chi vuole fare impresa all'estero , oggi, non può ignorarlo.


La nuova guerra commerciale è una partita a scacchi.

Quello che accade oggi tra Stati Uniti e Cina non è più una semplice contrapposizione tariffaria: è una partita complessa e multilivello, in cui ogni concessione è bilanciata da una contropartita.

Nel caso Nvidia, il compromesso è chiaro: accesso al mercato cinese in cambio di esportazioni di terre rare verso gli USA. Due risorse critiche, due necessità convergenti.

Non è cooperazione: è interdipendenza negoziata. E ogni azienda globale, o che aspira a diventarlo, deve imparare a muoversi dentro queste logiche.


Se Nvidia ha bisogno della politica, tu cosa stai aspettando?

Il CEO di Nvidia, Jensen Huang, ha incontrato Donald Trump. Subito dopo è volato a Pechino per vedere il ministro del Commercio.

Non è solo lobbying: è gestione strategica del proprio business globale, fatta in prima persona.

Se anche un colosso come Nvidia deve agire così per proteggere 8 miliardi di dollari di fatturato, è chiaro che le PMI che vogliono internazionalizzarsi non possono più improvvisare.

Export non è più una funzione logistica. È una disciplina strategica che richiede lettura del contesto, relazioni e capacità di adattamento continuo.


Fare impresa all’estero oggi: nuove competenze obbligatorie.

La lezione è chiara: chi non integra la lettura geopolitica nella propria strategia rischia di muoversi a tentoni, come chi gioca a poker senza conoscere le regole.


Serve un nuovo mindset:

  • Capacità di leggere segnali deboli e forti nei mercati globali

  • Comprensione dei rapporti tra governi e grandi industrie

  • Abilità nel costruire reti locali di influenza e di accesso

  • Pianificazione flessibile, orientata a scenari e non a procedureIn un mondo dove l'accesso ai mercati può essere negoziato più che conquistato, anche il posizionamento aziendale va ripensato. Non basta più essere bravi: bisogna essere rilevanti.


La direzione che conta: dal prodotto al posizionamento.

Chi oggi pensa di vendere all’estero solo perché ha un buon prodotto rischia di guardare il mondo con gli occhi del 2015. La vera differenza oggi la fa la capacità di posizionarsi nel sistema di potere e influenza del mercato target.

L’accordo Nvidia lo dimostra: non è stato il prodotto a cambiare, ma il contesto in cui viene autorizzata la vendita.

Chi sa leggere questi segnali, adattarsi e strutturarsi, può davvero giocare una partita di livello, anche partendo da un piccolo territorio.

Chi resta fermo al proprio listino, rischia di vedersi tagliato fuori da dinamiche che non controlla.


Ultima riflessione.

La geopolitica è tornata al centro del business. Non come minaccia, ma come campo da gioco da imparare a navigare.

Il successo all’estero non dipende più solo da cosa offri, ma da come ti muovi nei meccanismi del potere globale. Hai un piano per questo? Hai una strategia che integra queste variabili nel tuo processo decisionale?

Perché se anche Nvidia deve trattare, negoziare e adattarsi per vendere, non farlo, oggi, è semplicemente fuori mercato.

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